A riguardo è molto importante sottolineare la prassi esecutiva di molti bronzetti rinascimentali. Va ricordato che i grandi artisti creavano botteghe da considerarsi vere e proprie aziende. In esse varie figure professionali confluivano alla realizzazione del prodotto finito. Ci potrebbe stupire scoprire che il maestro spesso fornisse solo il modello in creta o in cera e che la realizzazione del bronzetto venisse completamente affidata alla
bottega. Qualcuno fondeva la statuetta e altri la rinettavano e la cesellavano.
Parlare di autografia con queste premesse risulta un mero esercizio retorico.
In taluni casi il collaboratore era altrettanto abile rispetto al maestro e le sue fusioni ora sono riconoscibili come opere originali ed autonome. Si pensi ad Antonio Susini, braccio destro e continuatore dei modelli del Giambologna, le cui opere pur ispirandosi alle invenzioni del maestro sono chiaramente riconoscibili dai grandi studiosi. Antonio Susini nasceva orafo e le sue repliche dei bronzi del Giambologna sono addirittura maggiormente rifinite rispetto a quelle del maestro.
Il caposcuola a volte lavorava con maggior spontaneità rispetto al copista che insisteva maggiormente sui particolari, sul creare meraviglia con la tecnica.
Non di meno, esistevano opere condotte integralmente dall'artista, in base all'importanza del committente, talvolta firmate come nel caso del Giambologna, incidendo le proprie iniziali sotto il piedistallo (il Nesso di Dresda).
Nel caso del Giambologna e della sua scuola le dispute attributive non hanno mai fine. Le invenzioni del grande scultore fiammingo, naturalizzato alla corte granducale dei Medici, vennero replicate in bottega e dai suoi successori molte volte, in quanto la richiesta del mercato era fortissima, e lui aveva giusto il tempo per occuparsi delle fusioni più importanti.
Inoltre esistevano altre botteghe, non sempre ben definite, che copiavano le opere dei maestri e le mettevano sul mercato, in un periodo storico in cui copiare si confondeva con l'emulare, e non portava vergogna.
In questo ambiente va collocato il collezionismo di ogni tempo.
Lo stesso valga per tutta la produzione di bronzetti veneti che sono passati dall'autografia dei capiscuola nelle catalogazioni
inizio secolo (Bode e Planiscig) alla produzione seriale di varie fonderie che un po' inventavano e un po' copiavano.
Figure di artisti prima secondarie, con l'avanzare degli studi storici, sono emerse come personalità autonome: si pensi a Severo
da Ravenna, a cui sono stati attribuiti molti bronzi in precedenza ascritti alla produzione di Andrea Briosco detto il Riccio.
Oggi le opere autografe dei grandi maestri con documentazione certa sono pochissime, e seguono il circuito dei grandi mercanti connoisseur, coadiuvati da grandi studiosi e seguiti da collezionisti con mezzi illimitati.
Un mondo perfetto, o il mondo migliore, per dirla alla Candid, dove ogni cosa sarà sempre incontestabile. Ed è giusto che sia così, perché il merito di chi crea collezioni museali avvalendosi dei massimi esperti investendo cifre enormi...deve essere premiato e il suo investimento "blindato".
Il mondo delle aste spesso propone grandi capolavori con documentazioni straordinarie e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Altrettanto spesso il mondo delle aste non ha i mezzi per garantire l'epoca di un bronzo e sistema tutto nel limbo del XIX secolo, per non avere contestazioni, ma non è bello.
Altrettanto spesso dal mondo delle aste partono capolavori che l'acquirente compera senza documentazione certa, pagandoli in proporzione, e riesce a svilupparli per proprio conto. Cosa che fanno abitualmente i mercanti d'arte ed i collezionisti più avveduti.
Il discorso che ci preme portare avanti in questa sede, fatte le premesse di cui sopra, è di proporre sculture di qualità dando indicazioni (spesso esoteriche, per chi non conosce la materia) sulla collocazione temporale e culturale degli oggetti, avendo chiaro quanto il dogmatismo attributivo sia una mera illusione e nasconda, in taluni casi, malafede o ignoranza.
Le nostre catalogazioni lasceranno spesso aperto questo aspetto, non per incompetenza, spero, ma per l'onesta consapevolezza dei limiti insiti nel settore delle fusioni in bronzo.
Inoltre, è compito dell'asta fare sognare e divertire, permettendo al collezionista di scoprire piccoli tesori avendo già il supporto di una catalogazione scientifica, anche se non esaustiva.
Si pensi che per convenzione, o per pigrizia, si parla sempre di sculture in bronzo, mentre in molti casi si tratta di ottone. Sia il bronzo che l'ottone sono leghe a base di rame: il bronzo si ottiene con lo stagno, mentre l'ottone con lo zinco. Essendo coperti da patinature artificiali, spesso questi due materiali sono indistinguibili, se non con esami scientifici della lega.
Questo esame fornisce indicazioni utilissime in quanto ogni fonderia ha usato o l'uno o l'altro e in base a questo, si colloca facilmente il manufatto nella sua area di produzione. Ad esempio per le sculture toscane si usava più facilmente il bronzo. Per quelle tedesche e francesi l'ottone.
Anche le proporzioni degli elementi della lega ci forniscono informazioni utili. Se la lega è molto precisa (ad esempio nove parti di rame e una di stagno), magari con pochissime impurità, questo è segno che si tratti di lingotti già industriali ottocenteschi purificati da tecniche elettrolitiche.
Le composizioni delle leghe antiche sono più varie e "sporche", pur seguendo gli stessi criteri generali.
L'importanza della diagnostica scientifica si è rivelata fondamentale negli ultimi anni soccorrendo le attribuzioni basate esclusivamente sulla critica degli stili e sull'esperienza tattile.
L'occhio di chi ha visto molto, e studiato di più, non può comunque essere sostituito dell'apparato scientifico, ma deve andare a braccetto con le nuove tecnologie, senza diffidenze reciproche.
Concludendo, i bronzetti vennero collezionati dai principi del Rinascimento e dagli intellettuali umanisti sulla scia della rinascita dell'arte classica. Beh, qualcosa ci accomuna ad essi e a quel mitico mondo.
Ed ora buona caccia e buon divertimento!
IL LABIRINTO.
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