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Lotto 152 - Asta 93

Lotto 152

Corea
MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SETTIMO CAPITOLO DEL SUTRA DEL LOTOCorea, stile della dinastia Goryen
Aggiudicazione:
9.500,00 EUR
Numero offerte:
44

Offerte

Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

MANOSCRITTO BUDDHISTA CON IL SETTIMO CAPITOLO DEL SUTRA DEL LOTO
Corea, stile della dinastia Goryen

Il manoscritto pieghevole si compone di sedici fogli (ognuno 24,9 x 9,9 cm) a fondo indaco. Mentre il retro non mostra alcuna decorazione - ad esclusione dei due fogli che fungono da frontespizio e finale, ornati entrambi con arabesco floreale, il primo con cartiglio rettangolare con il titolo della scrittura -, il recto è finemente lumeggiato a oro. Le due pagine agli estremi presentano entrambi due bodhisattva stanti. Sulla destra, si dispone su cinque fogli - introdotta nuovamente dal titolo - una scena ambientata su un terrazzamento con il Buddha attorniato da divinità; nello spazio adiacente altre divinità e figure in diversi atteggiamenti, tra architetture sistemate nei pressi di un corso d'acqua. Segue il testo, con i caratteri disposti per file verticali.

24,9 x 158,4 cm

Provenienza: collezione privata.


Il Sutra del Loto (in sanscrito Saddharma Puṇḍarīka Sūtra; in cinese 妙法蓮華經, Miaofa Lianhua jing; in coreano 묘법연화경, Myobeop Yeonhwa gyeong) è il più popolare sutra nell'ambito del Buddhismo Mahayana, diffusissimo in tutta l'Asia e recitato da una moltitudine di fedeli al fine del raggiungimento della salvezza.
Il Sutra del Loto si compone di ventotto paragrafi. Il settimo, trascritto nel manoscritto qui discusso, riporta la Parabola della Città Fantasma, nella quale si racconta di un gruppo di persone in cerca di un grande tesoro, storia alla quale fa riferimento anche l'immagine miniata in questo manoscritto. Stanchi del viaggio attraverso il deserto, i pellegrini stanno quasi per desistere quando la loro saggia guida crea una città fantasma perché possano riposare e riprendere così il percorso. La parabola esorta dunque a considerare la città - il nirvana dei santi arhat - come un benessere illusorio e temporaneo, al contrario del tesoro - l'Illuminazione - che è duraturo sebbene sia più impegnativo da raggiungere.
La produzione di manoscritti buddhisti (sagyong) è una delle più ammirate forme d'arte della Corea, apprezzata fin dall'antichità anche in Cina, in Giappone e in Mongolia, Paesi nei quali quali sono tuttora conservati numerosi esemplari di questi testi illustrati.
Durante il periodo Goryeo (918-1392), questa pratica devozionale raggiunse il suo acme artistico, con la produzione di numerosi esemplari eseguiti per una committenza piuttosto ampia. Per far fronte alla grande richiesta, nel XII secolo fu perciò istituito l'Ufficio Reale per i Sutra (Sagyongwon), nel quale monaci e calligrafi professionisti si dedicavano alla produzione di manoscritti simili a quello qui presentato.
Di solito, i manoscritti erano realizzati utilizzando una carta molto pregiata ricavata dalla corteccia interna dell'albero del gelso, quindi tinta in indaco, sfondo sul quale si stagliava il testo calligrafico e le immagini (pyonsang) a oro oppure argento. L'apertura e la chiusura del manoscritto sono usualmente decorati con arabeschi dei fiori detti posang tangcho.
Il Metropolitan Museum di New York conserva un analogo manoscritto con il Sutra del Loto (volume II), datato al 1340 circa (inv. 1994.207).

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