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Lotto 177 - Asta 28

ELISABETTA SIRANI(attrib.)Autoritratto come allegoria della pittura

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Stato lotto:
Asta chiusa

Descrizione

ELISABETTA SIRANI(attrib.)
(Bologna, 1638 – 1665)

Autoritratto come allegoria della pittura
Olio su tela, 97 x 117 cm
Elisabetta Sirani, figlia di Giovanni Andrea, affermato pittore bolognese, nonché allievo di Guido Reni, nacque a Bologna dove apprese, insieme alle sorelle, i primi rudimenti di pittura, in un ambiente come quello artistico, ritenuto una prerogativa maschile e che mal tollerava la presenza di giovani donne.
Le sue prime opere furono ritrattini ma ben presto si specializzò nei dipinti commissionati per la devozione privata da facoltose famiglie bolognesi, oltre alle allegorie e alla rappresentazione di eroine bibliche e letterarie molto in voga in quel periodo.
Questo dipinto, a lei attribuito, rappresenta una giovane donna che tiene in mano una tavolozza e diversi pennelli. Mostra un seno scoperto ed è agghindata con una certa ricchezza come si nota dalle perle e dalla complicata acconciatura. Alle sue spalle un putto la sta incoronando con foglie di alloro mentre in basso si notano alcuni bozzetti.
Il soggetto del quadro, improntato secondo i canoni del classicismo spiccatamente bolognese, potrebbe essere una rappresentazione allegorica della pittura oppure un autoritratto della pittrice elegantemente rielaborato, così come già aveva fatto Artemisia Gentileschi.
Risale, infatti, alla fine del Settecento la memoria di un autoritratto di Elisabetta, consacrato alla fama dall’autorevole abate Lanzi che lo definiva, nella sua Storia pittorica dell’Italia, particolarmente bello, in cui la pittrice si era raffigurata “coronata da un amorino”. Il quadro, allora a Milano, nella raccolta dell’erudito Venanzio De Pagave, è andato perduto.
Va comunque ricordato che nella bottega dei Sirani operava una forbita scuola di sole donne e che molte tele della pittrice mostrano alcune cadute stilistiche dovute proprio alla collaborazione delle allieve tra cui Ginevra Cantofoli. Ad ogni modo, nelle sue opere, è chiara l’eredità ricevuta dal padre e, tramite lui, di Guido Reni e del gusto raffaellesco.
Questa tela mostra l’attenuarsi delle influenze dei suoi primi modelli di riferimento ed è tipico della pittrice stabilire una certa relazione, un dialogo emotivo fra l’artista e il soggetto delle sue opere.
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