PERICLE FAZZINI
Grottammare, 1913 - Roma, 1987
Donna accovacciata, 1959
Pennarello su carta, 46 x 33 cm
Firma, luogo e data in basso a destra: Pericle Fazzini, Roma, 1959
BIOGRAFIA: Nasce a Grottammare,in provincia di Ascoli Piceno,il 4 maggio 1913 da Vittorio e Maria .Giovanissimo, inizia a lavorare nella falegnameria di famiglia, accanto ai numerosi fratelli, apprendendo a intagliare il legno e dedicandosi alla scultura nei momenti liberi. Intorno al 1929 il poeta Mario Rivosecchi, compaesano di Pericle eamico di famiglia,convince il padre a assecondarne il precoce talento, inviandolo a studiare a Roma.
Fazzini si trasferisce a Roma nel 1930, iniziando a frequentare i corsi della scuola libera del nudo e a osservare la scultura barocca.Tra i suoi primi amici troviamo il pittore Alberto Ziveri, con il quale divide i primi studi e alcune esperienze iniziali (da notare la partecipazione alla IV Triennale di Monza,1930, dove i due collaborarono con l'architetto razionalista Luigi Moretti alla realizzazione della Casa del poeta). Nel 1931 Fazzini vince il concorso per un monumento al Cardinale Dusmet (mai realizzato, il bozzetto è a Catania, Palazzo degli Archivi). I suoi interessi si estendono alla scultura moderna: negli appunti si trovano tracce di una giovanile ammirazione per Rodin, Bourdelle e Maillol. Nel 1932 con il bassorilievo Uscita dall'arca vince il concorso per il Pensionato artistico nazionale,che garantiva per due anni un discreto mensile e l'uso di uno studio sul Campidoglio. E' l'inizio di un periodo di lavoro molto intenso i cui primi frutti appaiono nel gennaio 1933 in una mostra presso la galleria di Dario Sabatello, tenuta insieme ad Alberto Ziveri e a Giuseppe Grassi. L'esposizione ha un notevole successo di critica: viene paragonata per il suo impatto sull'ambiente romano a quella di Mafai e Scipione tenutasi tre anni prima alla Galleria di Roma ed ottiene recensioni favorevoli da parte di Piero Scarpa, Corrado Cagli, Alberto Neppi, Dario Sabatello. In febbraio Fazzini espone nuovamente al Circolo delle Arti, ottenendo nuovi riscontri di critica da parte di Cipriano Efisio Oppo e Giuseppe Pensabene. Si ampliano le sue amicizie nell'ambiente romano: per il tramite di Giuseppe Ungaretti conosce Marguerite Caetani, principessa di Bassiano e animatrice della rivista "Commerce", che nel 1934 lo invita a partecipare ad una collettiva a Parigi (insieme a E.Vuillard, P-Bonnard, D. deSegonzac, A.Masson, C.Cagli).Una delle tre sculture in legno inviate (il Ritratto di Anita) viene acquistata dal Musée Jeu de Paume. Questo periodo di successi culmina nel 1935 con la partecipazione alla II Quadriennale d'Arte Nazionale: i due altorilievi Danza e Tempesta suscitano una notevole emozione e ottengono un premio di 10.000 lire. Nonostante il talento dell'artista si esprima in queste opere con la massima libertà di mezzi,la loro energia convince anche critici di orientamento tradizionalista come Margherita Sarfatti e Emilio Cecchi: "Fazzini- scrive quest'ultimo - debutta come il diciassettenne Michelangelo della zuffa dei centauri, ma sopra superfici dieci volte tanto"(in "Circoli", Roma, 1935,III). Dopo la partecipazione alla mostra Art Italien des XIX et XX siècles (Parigi, Jeu de Paume) e ai Littoriali dell'arte Fazzini riceve l'invito a partecipare alla Biennale di Venezia, ma inaspettatamente il Pensionato Artistico decide di non rinnovargli la borsa di studio, mettendolo così di fronte a serie difficoltà economiche.
1935- 1943 "Momenti di solitudine"
Gli anni tra il 1935 il 1938 sono piuttosto difficili. Con il denaro del premio vinto alla quadriennale lo scultore prende in affitto lo studio di via Margutta dove lavora per il resto della sua vita. Si isola dall'ambiente artistico romano, realizzando in solitudine alcuni dei suoi massimi capolavori, come il Ritratto di Ungaretti e la Danzatrice e partecipando alle esposizioni pubbliche con opere di minore impegno, talora legate al temi della propaganda al regime. Nel 1938 pone tuttavia fine al suo isolamento partecipando alla Biennale di Venezia con un gruppo di sculture che lo afferma ai massimi livelli della ricerca europea: oltre al Ritratto di Ungaretti ne fanno parte i cosidetti Momenti di solitudine, due figure in legno rappresentanti un Giovane che ascolta e un Giovane che declama, realizzati con una insolita politezza formale. Esse costituiscono il punto di arrivo di una ricerca tenacemente perseguita per tutto il corso degli anni Trenta sulla falsariga della scultura greca: dall'arcaismo delle prime espressioni (si veda il Ritratto di Anita n.2, dipinto in legno come gli antichi xoana) fino alla compiutezza classica di Fidia e oltre, all'eleganza proporzionale di Lisippo e alla libertà compositiva e dinamica dell'ellenismo. Un confronto compiuto da Fazzini senza il minimo senso di inferiorità e senza scendere mai nella citazione, ma viceversa con un massimo di originalità . Nel 1939 ,in occasione della II Quadriennale, questo confronto si estende ad altri modelli: il Passaggio del Mareb, bassorilievo raffigurante un momento della guerra di Etiopia non può non ricordare le superfici tormentate e il senso di dramma storico delle colonne onorarie romane, in un momento in cui gli artisti erano chiamati a confrontarsi con una situazione politica sempre più aspra . E' il momento di "Corrente", la rivista fondata a Milano per raccogliere le energie e i dissensi della giovane arte italiana. Fazzini,con altri artisti romani partecipa alla seconda mostra proposta dal movimento, nel dicembre 1939 alla Galleria Grande di Milano. Nel gennaio 1 940, sempre sulla via di un ancora incerto e nascente "realismo" prende parte con R. Guttuso, V. Guzzi, L. Montanarini , O. Tamburi, A.Ziveriad una importante collettiva alla Galleria di Roma. Nel giugno 1940 sposa Anita Buy, la scrittrice a cui era da tempo legato, poco dopo parte per il servizio militare, raggiungendo dapprima Padova , poi Zara.
Nel 1941-42 durante il soggiorno nella cittadina dalmata ha modo di continuare a lavorare: molti disegni vengono inviati alle riviste "Primato", "Documento", "Domus", lo scrittore Curzio Malaparte gli acquista il rilievo Danza per collocarlo nella celebre villa di Capri, ma soprattutto, Fazzini da' il via a una produzione che si rivelerà molto fruttuosa negli anni a venire,quella dei "bronzetti", realizzati con l'antica tecnica della "cera perduta". L'ultimo periodo del servizio militare lo trascorre a Viterbo, aggregato al corpo dei paracadutisti. Congedato 1'8 settembre del 1943 fa ritorno a Roma., dedicandosi ad una importante scultura appena iniziata allo scoppio della guerra: il Ragazzo con i gabbiani. Realizzata in legno con tracce di colore, essa raffigura un giovane intento a raccogliere conchiglie sulla riva del mare,con alcuni gabbiani che gli volano intorno, un tema difficilissimo da rendere in scultura, in cui la figura umana appare come il mezzo per evocare la luce dell'estate, l'aria e il volo, il rumore del mare. Pensando a sculture come questa Ungaretti definì Fazzini "lo scultore del vento", per la sua capacità di suggerire e rappresentare gli aspetti più eterei e lirici della natura.
Il dopoguerra
"Nel dopoguerra - ricorda Fazzini - iniziò per me un nuovo periodo creativo. Ripresi il discorso interrotto con la Figura che cammina, in cui avevo tentato di realizzare una scultura assoluta, sublimazione della figura umana al di là della suasessualità. Terminai le sculture interrotte durante la guerra e poi mi dedicai alla creazione di nuove forme: il punto di arrivo delle mie ricerche sono la Sibilla e il Profeta, due simboli dell'uomo nel suo rapporto mistico e ascetico con l'universo, due figure che nel loro spazio riassumono l'ansia e la promessa di un nuovo "regno dello spirito" (cfr. Fazzini, catal., Roma I984, p.82). Prima ancora delle due sculture ricordate dall'artista, vide la luce il fucilato, una delle più intense espressioni figurative del dramma bellico appena concluso e una delle prime creazioni fazziniane in cui emerge un sentimento religioso del dolore e della sofferenza umana, un tema sul quale l'artista tornerà con frequenza dando sfogo ad un lato pessimista, amaro e lucido del suo carattere . Nel 1946 Fazzini espone alla Galleria del Secolo di Roma accanto a A. Corpora, R. Guttuso, S.Monachesi, G.Turcato, con opere realizzate dieci anni prima: è il segno di un volontario ricongiungimento a quelle esperienze nel segno della sintesi formale con cui aveva iniziato il suo cammino. Allo stesso modo va intesa la vittoria al Premio Torino del 1947 con una scultura del 1939, Anita in piedi, e infine la partecipazione alla prima "mostra del fronte nuovo delle arti" (giugno I947, Milano, Galleria della Spiga) accanto a quegli artisti (Leoncillo, N. Franchina, A. Corpora , E. Vedova, R. Guttuso ecc.) che allora proponevano una ricerca linguistica basata sulla sintassi cubista (o neocubista) come tentativo di riallacciare i fili con la cultura europea.
Fazzini,ben preparato a queste ricerche fin dalla sua giovanile adesione al clima del razionalismo architettonico e da una innata propensione alla sintesi della forma, ne trasse utili insegnamenti giungendo con la Sibilla (vincitrice nel I949 del Premio Saint Vincent) e con il Profeta a esiti di alta qualità. Nel 1950-51 riprende il rapporto con l'architettura realizzando grandi figure di angeli per la cappella di Santa Francesca Cabrini (Roma , S.Eugenio), nell'aprile del 1951 la Fondazione Premi Roma ospita una vasta antologica, introdotta in catalogo dagli scritti degli amici R.Lucchese e G.Ungaretti. Lo stesso anno l'Accademia di San Luca gli conferisce il Premio Einaudi.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: G.Ungaretti, R. Lucchese,Pericle Fazzini (catalogo della mostra all' Ente Premi Roma) Roma 1951; R.Lucchese, Pericle Fazzini, Roma 1952 (con bibliografia precedente, antologia della critica e Appunti dell'artista); D.Durbè, M.Fagiolo dell'Arco,V.Rivosecchi, Fazzini (catalogo della mostra alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna), Roma 1984 (con bibliografia precedente); Catalogo Fazzini, a cura di G. De Feo, J. Teshigawara, V. Rivosecchi, Tokio 1990; Catalogo Fazzini, a cura di A . Masi, Napoli 1992; Catalogo Fazzini e Grottammare, a cura di V. Rivosecchi, Grottammare 1996.
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