Lotto 51 - Web Auction 72

Calamaio

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Descrizione

Calamaio

Calamaio molto complesso formato da un alto recipiente a parallelepipedo sagomato, sostenuto da quattro piedini di leone; contiene ai lati due bicchieri con all’interno due bicchierini, uno forato per la sabbia, l’altro per l’inchiostro con i due coperchietti; sul lato principale, cassettino con pomello; ai lati dei bicchierini verso il centro si innalzano due porta penne quasi in forma di tronchi d’albero, terminanti a dita; fra i due portapenne si erge un’aquila in posizione centrale, con ali piegate in volo chiuso, becco rivolto in alto e lunga coda, che scende sul lato sporgente decorato ad intreccio blu- marrone.
Maiolica dipinta in policromia con paesaggini su fondo bianco; nel cassetto due grandi palmette ai lati del pomello giallo. Il paesaggio principale fra i bicchierini presenta a sinistra albero contorto, segue ruscello e a destra in fondo caseggiato, in basso, prato con pecorelle, in lontananza monti azzurri.
Cm. 21 x 10; h. 10; portapenne, h. cm. 18. Cond.: ottime; piccola sbucciatura in un coperchietto.

Castelli, Saverio Grue (1731 – 1800ca), 1750ca.

Rarissimo e straordinario esemplare di calamaio in maiolica, certamente su ordinazione con disegno, si inserisce per la grazia dei paesaggini nella tradizione castellana, ma per complessità e bellezza della forma esula del tutto dalle tradizionali statuette abruzzesi di carattere religioso o di gusto popolare di grande divulgazione. Una indicazione di carattere, non proprio araldico, ma certamente elitario e simbolo di una raffinata borghesia, si coglie nella statuettina a forma di aquila che si presenta a volo chiuso; essa colle sue ali raccolte come in meditazione, sta ad indicare la “prudenza” che occorre avere sempre nella conduzione della vita e degli affari, caratteri propri di una borghesia emergente nella vita sociale di una grande regno quale era Napoli nel Settecento.
Per gli stilemi artistici della grande tradizione castellana, il calamaio va collocato nella produzione dell’ultimo grande pittore della famiglia Grue, Saverio (1731- 1799ca), figlio del celebre dr. Grue, che aveva lavorato per alcuni anni a Napoli dove si era sposato e dove era nato Saverio. Questi imparò l’arte e svolse la sua prima attività in Castelli, dove ritornava spesso e dove proseguiva la tradizione paterna, già dalla fine degli anni ‘40 del ‘700; è in questo periodo che inseriamo il calamaio. Alcune maioliche da lui firmate presentano sempre le fronde arboree in delicata ma particolare cromia sempre mosse dal vento da sinistra a destra, verso la scena principale. Artista molto dotato, è considerato fra i più interessanti nel passaggio fra tradizione e modernità. Infatti, in seguito a viaggi in Europa si volse ad una produzione ceramica di gusto mitteleuropeo, nella Reale Fabbrica di Porcellana in Napoli, dove lavorò dopo il 1772.
[E’ possibile seguire l’evoluzione stilistica di Saverio Grue in alcune maioliche già della Collezione Bindi di Pescara, ora nel Museo Diocesano di Atri; cfr.Aa.-Vv., Le antiche ceramiche d’Abruzzo nel Museo Capitolare di Atri, nn. 24-27.]
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